Santo Stefano di Sessanio: Un modello di rinascita culturale tra storia, resilienza e sostenibilità

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Santo Stefano di Sessanio: Un modello di rinascita culturale tra storia, resilienza e sostenibilità

Nascosto tra le vette maestose del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, il borgo medievale di Santo Stefano di Sessanio (1250 m s.l.m.) è un gioiello architettonico e ambientale che incarna perfettamente l’armonia tra patrimonio culturale, resilienza comunitaria e sviluppo sostenibile.

 

Storicamente Santo Stefano di Sessanio si è sviluppata a partire dal XIV secolo quando diventò una cittadina fiorente che viveva di agricoltura e di pastorizia. La città sotto l’egemonia dei De’ Medici divenne un importante centro economico della Signoria di Firenze per il fiorente commercio della lana “carfagna” che veniva qui prodotta per poi essere lavorata in Toscana e poi venduta in tutta Europa. Gli interventi di ricostruzione sono stati compiuti nel rispetto dell’integrità architettonica e culturale del luogo e oggi molte di queste abitazioni sono diventate parte del progetto “albergo diffuso Sextantio”. Questo modello di sviluppo turistico territoriale ha come obiettivo quello di trasformare le case del borgo abbandonate in sistemazioni per accogliere turisti e visitatori. Per questo Santo Stefano è diventata una meta davvero originale dove le antiche abitazioni contadine sono divenute luoghi di ospitalità, le piccole botteghe hanno ripreso vita e i laboratori di artigiani riportano alla luce antichi mestieri di un tempo.

Nelle “terre della baronia”, così il parco ha denominato questa zona, l’ambiente è caratterizzato da vaste praterie e steppe ricche di rarità sia faunistiche che botaniche. Campi aperti e mandorleti si alternano a piccole valli coltivate. In questo incantevole scenario naturale, caratterizzato da favorevoli condizioni pedo-climatiche, è integrato in modo discreto il lavoro dell’ uomo nella coltivazione di una piccola ma altezzosa varietà di lenticchia differente dalle altre per le sue elevate proprietà nutrizionali come l’ alta percentuale in ferro e organolettiche. Non necessita di ammollo e cuoce in 20 minuti. Inoltre si coltiva lo zafferano, la cicerchia, e si allevano ovini che fruiscono da millenni di stazzi sconfinati e pascoli incontaminati e che offrono carni pregiate e formaggi insuperabili.

Vedi anche nostro articolo precedente:
grecia.it/santo-stefano-di-sessanio-η-αναγέννηση-ενός-εγκαταλειμμέν/

1. Dallo splendore Mediceo alla rinascita post-sisma

Fondato nel XIV secolo, il borgo fiorì un secolo dopo, sotto i Medici come centro di produzione della pregiata lana “carfagna”, esportata in tutta Europa. Tuttavia, dopo l’Unità d’Italia, subì un declino demografico ed economico, aggravato dal terremoto del 2009 che colpì l’Abruzzo.

Grazie a interventi privati ben mirati alla ricostruzione, accompagnati da fondi europei e nazionali per la ricostruzione (Piani Casa Italia, POR FESR Abruzzo), Santo Stefano è diventato un caso esemplare di rigenerazione:

  • Restauro conservativo: Interventi finanziati dal PON Cultura hanno preservato l’autenticità architettonica, utilizzando materiali locali e tecniche tradizionali.

  • Albergo diffuso “Sextantio”: L’imprenditore italo-svedese Daniele Kihlgren ha trasformato case abbandonate in strutture ricettive, creando un modello di turismo esperienziale premiato a livello UE.

2. Gestione del territorio e prevenzione dei rischi

Per evitare nuove catastrofi, sono state adottate politiche integrate:

  • Miglioramento sismico: Rafforzamento degli edifici storici con criteri antisismici (fondi Protezione Civile e Regione Abruzzo).

  • Protezione ambientale: Collaborazione con il Parco Nazionale per tutelare la biodiversità e promuovere agricoltura sostenibile (es. lenticchie di Santo Stefano, presidio Slow Food, artigianato locale…).

3. Sviluppo economico e sociale: Una comunità che riparte rigogliosa e orgogliosa!

Per attirare nuovi residenti e imprenditori, il borgo ha lanciato:

  • Borghi attivi: Incentivi fiscali per chi apre attività (botteghe artigiane, B&B).

  • Scuola dei mestieri: Corsi finanziati dal FSE per formare giovani in restauro, tessitura e agroecologia.

  • Residenze creative: Programmi di ospitalità per artisti e digital nomad (in collaborazione con Bergamo Smart City e altri network europei).

4. Un modello per l’Europa: Nella nostra via Italoellenica dei Borghi svetta “Sextantio”

Santo Stefano è oggi una best practice riconosciuta dalla Commissione Europea (programma Creative Europe), esempio di:

  • Turismo slow e rigenerazione urbana.

  • Filiera corta e valorizzazione delle identità locali.

  • Cooperazione transnazionale (scambi con borghi greci come Vambakù, Mystras, Kaloskopì, Kosmàs, Arachova…).

Un ponte secolare tra passato e futuro

Santo Stefano di Sessanio dimostra che la rivitalizzazione dei borghi montani desertificati, spopolati, abbandonati, passa attraverso investimenti pubblici-privati, tutela ambientale e coinvolgimento comunitario. Un modello da esportare nella nostra rete di cooperazione promossa da FILO ITALOELLENICO, dove cultura, storia e innovazione si fondono per creare impresa, economie circolari e resilienti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

📌 Per approfondire:

“Un borgo non si salva con il cemento, ma con la visione.”

– Daniele Kihlgren

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