Una pulizia in azione collettiva
Amorgos, l’isola greca che salva il suo mare con la forza della comunità locale
di Evangelos Alexandris Andruzzos
Non sempre i cambiamenti arrivano dalle grandi istituzioni europee o dai governi centrali. A volte nascono da un gruppo di persone determinate, dalla società civile che decide di non arrendersi. È ciò che sta accadendo ad Amorgos, la più orientale delle Cicladi, una piccola isola montuosa di appena 2.000 abitanti che ha scelto di lottare per il proprio mare.
Qui, dove la pesca ha sostenuto generazioni di famiglie, gli abitanti hanno visto progressivamente diminuire le risorse marine a causa dell’inquinamento e della pesca eccessiva. Ma invece di rassegnarsi, i pescatori professionisti dell’isola – riuniti in un’associazione di quaranta membri – hanno deciso di agire.
Dal basso, con amore per l’isola
Già nel 2014 hanno stilato un piano concreto: sospendere volontariamente la pesca nei mesi primaverili, periodo cruciale per la riproduzione; organizzare spedizioni collettive per ripulire le spiagge più remote, irraggiungibili da terra; delimitare zone di divieto di pesca; adottare attrezzi più sostenibili per salvaguardare le giovani specie.
Con il progetto Amorgorama (“La visione di Amorgos”), lanciato nel 2019, hanno portato all’attenzione del pubblico e delle ONG la loro battaglia. Senza aspettare lo Stato, hanno riempito barche intere di rifiuti: plastica, vecchi frigoriferi, tonnellate di spazzatura accumulate nel tempo. Hanno dimostrato che la cura del territorio parte dalle mani di chi ci vive.
Non ha ballato, ma si è assicurato che tutti gli altri lo facessero. Michalis Krosman, presidente dell’Associazione Pescatori di Amorgos “I Chozoviotissa”, invece di festeggiare ballando alla sagra dei pescatori a Katapola, serviva kakavia ai tavoli.
Un’immagine-simbolo per un uomo che per anni ha lottato silenziosamente, con costanza e spirito collettivo affinché Amorgos diventasse la prima isola a istituire zone di limitazione della pesca — con il sostegno di tutti i professionisti dell’isola.
“Amorgorama”: da un “folle” sogno a una politica nazionale.
La lunga attesa e il miracolo greco
Non è stato facile convincere le autorità. Diffidenza, ritardi, burocrazia: ogni passo sembrava un ostacolo. Ma la perseveranza degli isolani, insieme al sostegno di ONG come Cyclades Preservation Fund e Blue Marine Foundation, e con il contributo scientifico dell’Università Agraria di Atene, ha finalmente portato al risultato tanto atteso.
Dopo 11 anni di pressioni dal basso, il 18 agosto 2025 è stato firmato il decreto presidenziale che istituisce tre aree marine protette ad Amorgos e stabilisce un divieto stagionale di pesca nelle acque intorno all’isola. Per la prima voltare lo Stato ha riconosciuto ufficialmente ciò che la comunità aveva già compreso: senza rispetto per il mare, non c’è futuro.
Un esempio mediterraneo
Amorgos dimostra che anche una piccola comunità può guidare la strada quando le istituzioni esitano. È la prova che in Grecia, come in Italia e in altre realtà del Mediterraneo, la resilienza popolare può trasformarsi in modello di sostenibilità. Basti pensare alle esperienze di Torre Guaceto in Puglia, Cabrera in Spagna o il Golfo di Gökova in Turchia.
Qui, però, c’è qualcosa di unico: sono stati proprio i pescatori, i primi interessati a vivere del mare, a chiedere protezione, a lottare per oltre un decennio affinché il loro appello fosse ascoltato.
Amorgos ci ricorda una lezione semplice
La prosperità delle piccole comunità passa attraverso la solidarietà, il rispetto reciproco e l’amore autentico per la propria terra e il proprio mare. Laddove lo Stato non arriva, spesso la società civile trova la forza di fare miracoli.
Amorgos è oggi un faro nel Mediterraneo: ci mostra che difendere l’ambiente non è un lusso, ma un atto di sopravvivenza e di amore. Un esempio che valica i confini greci e che parla anche a noi italiani, chiamati a custodire le nostre isole, le nostre coste e le nostre comunità.