Arte Veneta del Monastero di Arkadi a Creta

Arte Veneta del Monastero di Arkadi a Creta

In questi ultimi giorni mi è capitato di vedere più volte immagini di questa chiesa… Si tratta del Monastero di Arkadi a Creta (Sud-Est di Rethymno) e rappresenta uno dei simboli della fierezza greca, della lotta per la libertà di Creta… rappresenta il segno tangibile dell’eroica resistenza dimostrata dal popolo cristiano dell’isola contro gli invasori ottomani durante il terribile assedio subito nel 1866.

La sua facciata è una particolare sintesi di stili diversi, ed è raffigurata sulla banconota da 100 dracme. Con la sua facciata in pietra rosa, è uno degli esempi più significativi dell’architettura della Serenissima a Creta, risalente al XVI secolo. La Chiesa è una basilica a due navate: una navata è dedicata alla Trasfigurazione di Cristo e l’altra a San Costantino e Sant’Elena.
Questo monastero è stato teatro di uno degli episodi più sanguinosi e tragici della storia cretese. Infatti il 7 novembre 1866, durante la rivolta contro i turchi, 964 contadini, pastori, donne e bambini, cercarono rifugio tra le sue solidissime mura di pietra. I monaci che vi dimoravano accolsero tutti, per cercare di proteggere tutte quelle persone indifese. Salivano sull’altopiano 15 mila soldati turchi, provenienti dal mare, implacabili, per soffocare l’insurrezione. Quando tutte quelle persone sott’assedio furono allo stremo di sete e di fame, l’abate Gabriele Marinakis li convinse che era meglio morire piuttosto che finire vivi tra le mani di Mustafà Pasha. Il 9 novembre 1866 mille persone affollavano locale della polveriera. L’esplosione illuminò a giorno il cielo di Creta.
Il monastero giocò un ruolo attivo nella resistenza cretese al dominio turco durante la rivolta cretese del 1866. 943 greci, per lo più donne e bambini, cercarono rifugio nel monastero. Dopo tre giorni di combattimenti e per ordine dell’abate del monastero, i cretesi fecero saltare in aria barili di polvere da sparo, scegliendo di sacrificarsi piuttosto che arrendersi.
Cito le parole che il grande scrittore francese Victor Hugo ha usato per narrare questo gravissimo episodio:
“Conosciamo il nome, Arkadi, ma sappiamo poco dell’evento. Ecco i dettagli precisi e per buona parte sconosciuti. Nel monastero di Arkadi sul monte Ida, 16mila Turchi attaccano 197 uomini, 343 donne e bambini. I Turchi hanno 26 cannoni e due obici, i Greci 240 fucili. La battaglia dura 2 giorni e 2 notti; il monastero è crivellato da 1.200 proiettili; un muro crolla, i Turchi entrano, i Greci continuano a combattere, 150 fucili sono fuori uso, la battaglia va avanti per sei ore nelle celle e per le scale, ci sono 2mila corpi nel cortile.Alla fine, l’ultima resistenza è vinta; i Turchi vittoriosi sciamano nel monastero. Solo una stanza, il magazzino delle polveri, resta barricato, e in questa stanza, vicino a un altare, al centro di un gruppo di madri e bambini, un uomo di 80 anni, un sacerdote, Padre Gabriel, sta pregando. Fuori padri e mariti stanno morendo, ma il triste destino di madri e figli non sarà quello di essere uccisi: sono promessi a due harem. La porta, aggredita a colpi di ascia, cederà. Il vecchio uomo prende una candela dall’altare, guarda quei bambini e quelle donne, affonda la candela nella polvere da sparo, e li salva. Una terribile azione, un’esplosione, salva gli spacciati, l’agonia diventa un trionfo, e questo eroico monastero, che ha combattuto come una fortezza, muore come un vulcano”.
L’episodio che si verificò nel monastero di Arkadi non sedò la ribellione, ma richiamò l’attenzione di tutto il mondo sulla situazione che Creta e i suoi abitanti stavano vivendo e fu determinante per concretizzare l’annessione di Creta al Regno di Grecia e per porre fine all’egemonia ottomana sul territorio ellenico.
Non tutti conoscono questa storia, mi è tornata in mente guardando questa foto, me la raccontava mio nonno Μιχάλη, di origine cretese, perché quest’episodio aveva coinvolto alcuni dei suoi familiari, mostrandomi la banconota da 100 dracme… e io ho pensato di raccontarla a voi.
Κρήτη ❤ Creta (Notizie mie e da ricerche su Internet)

Elena Cannata

Educatore professionale, dottoressa in Scienze Politiche  

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