Italiani e Greci: seduti troppo a lungo, prigionieri della comfort zone (zona di comodo)

Italiani e Greci: seduti troppo a lungo, prigionieri della comfort zone (zona di comodo)

Un dato inquietante attraversa ormai l’Europa intera: lo stile di vita sedentario sta diventando un nemico invisibile della salute e della socialità. Non riguarda solo i tedeschi o gli olandesi – anche italiani e greci, popoli tradizionalmente legati alla convivialità, alla socialità, alla vita di piazza, al caffè e passeggiata e al movimento spontaneo delle comunità, stanno cadendo nella trappola delle ore interminabili seduti davanti a una scrivania, a un computer o in automobile.

La sedentarietà quotidiana non porta soltanto problemi fisici – cattiva circolazione, ipertensione, diabete, disturbi posturali – ma si riflette anche nei comportamenti: isolamento, stress, perdita di creatività, mancanza di gioia condivisa. L’abitudine di vivere “inchiodati alla sedia” sta lentamente minando lo spirito vitale di due culture che hanno invece sempre fatto del corpo in movimento, della danza, delle camminate in natura e della filosofia del dialogo, un patrimonio unico.

La socioterapia come risveglio del corpo e della comunità

Il ruolo della socioterapia ItaloEllenica è proprio questo: prendere coscienza degli errori che compiamo ogni giorno restando nella nostra “comfort zone sedentaria”. La formazione non può limitarsi a una stanza chiusa o a una sedia ergonomica: occorre restituire al corpo e allo spirito lo spazio che meritano.
Per questo le solite riunioni, spesso noiose e ripetitive, possono diventare esperienze vive e gioiose, anche in mobilità fisica e mentale:
all’aperto, nei parchi, nei campi, lungo i sentieri, respirando e muovendosi insieme;
camminando o pedalando, trasformando l’incontro in un dialogo peripatetico, come facevano gli antichi filosofi greci, che non separavano mai il pensiero dal movimento;
in gita nella natura, dove la discussione dei problemi personali e collettivi si intreccia con il piacere di condividere paesaggi, silenzi e convivialità;
attraverso rituali sociali, che riportino l’attenzione non solo sulla salute individuale, ma anche sulla gioia solidale del vivere in comunità.

Dal corpo rigido al corpo solidale

Correggere la postura, introdurre pause di movimento, rompere il ritmo monotono delle ore sedute non è solo una questione di salute: è un atto educativo e sociale. Significa abituarsi a pensare diversamente, a sentirsi parte di un gruppo che si cura del benessere reciproco, a trasformare il movimento in gioco e in occasione di relazione, apertura mentale, empatia e simpatia verso il prossimo, compagno di percorso.
Italiani e greci hanno nel loro DNA culturale, genetico e memetico, per eredità di geni e memi milennari, gli strumenti per questo cambiamento: il piacere della convivialità, il dialogo aperto, l’incontro comunitario, la socialità innata tradizionale. La socioterapia può aiutarci a riportarli nella vita quotidiana, trasformando l’abitudine distruttiva della sedentarietà e dell’individualismo esasperato, idiota, consumista ed edonistico, come risultato di inerzia mentale e fisica, zona di comodo piena di stereotipi autoripetenti in eterno ciclo di isolazionismo, in un’occasione di rinascita collettiva, creativa, curiosa, rigenerante.

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