Trulli e Masserie di Puglia: borghi che raccontano una storia millenaria

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Sociologia Urbana, marketing territoriale

Trulli e Masserie di Puglia: borghi che raccontano una storia millenaria

In un’epoca caratterizzata dalla globalizzazione e dall’omologazione culturale, la Puglia si connota come modello virtuoso di sviluppo economico e turistico, fondato sulla valorizzazione delle radici storiche e sulla coesione sociale. La regione, con i suoi trulli, le masserie e i borghi antichi, mostra come la tradizione possa diventare una risposta resiliente alle sfide del moderno, convertendo l’eredità del passato in uno stimolo per il futuro.

Visita della LEGA ITALOELLENICA ad Alberobello per partecipare ai festeggiamenti padronali
trulli di Alberobello, patrimonio UNESCO dal 1996, sono il simbolo di un’architettura antica che affonda le sue radici nei Balcani. La loro forma conica, costruita a secco con pietra calcarea pugliese, rimanda alle tholoi illiriche, a loro volta a quelle micenee, testimoniando un legame con le popolazioni balcaniche trasferitesi in Puglia in epoca romana. Costruzioni facili da edificare, erano utilizzate dai contadini come ripostigli per gli attrezzi e talvolta come abitazioni. Calde in inverno e fresche in estate, erano semplici da costruire con le chianche, le pietre carsiche del territorio, e facili da “smontare”, come accadeva durante il dominio borbonico, quando gli esattori inviati dal Re di Napoli per riscuotere i dazi sugli immobili non trovavano mai edifici integri. Sulla loro sommità si trova un pinnacolo, mentre sulle chiancarelle che formano il tetto conico autoportante, spesso sono tracciati simboli magici, esoterici e scaramantici. Segni enigmatici, che catturano l’attenzione dei visitatori. Gli studiosi ne hanno classificati circa 200, suddividendoli in categorie: ornamentali, primitivi, cristiani, magici, pagani… Generalmente, il loro significato è apotropaico o utilitaristico, disegnati dai proprietari per tenere lontane negatività e propiziarsi un abbondante raccolto.
Il gruppo dell’Associazione Culturale che si è esibito in danze popolari elleniche e moderne ad Alberobello.

Le masserie, antiche aziende agricole fortificate, raccontano anch’esse le vicende di un territorio plasmato dalla storia. Molte sorgono su antichi feudi romani e oggi costituiscono il cuore di numerosi comuni pugliesi, emblemi di un legame storico che resiste ai secoli.

La Puglia (e il popolo pugliese) è stata capace di trasformare il suo patrimonio storico-culturale in un’opportunità di sviluppo senza falsarne l’essenza. Luoghi come Martina Franca, Ostuni, Locorotondo e Cisternino sono oggi modelli di riqualificazione urbana, dove la rivalutazione degli spazi storici convive con una crescita economica sostenibile. Sempre più viaggiatori cercano autenticità, e la Puglia offre ospitalità diffusa, cibo e vini eccellenti, olio d’oliva di altissima qualità, oltre a percorsi culturali organizzati come esperienze personalizzate e multisensoriali, che promuovono la conoscenza e l’apprezzamento del patrimonio locale.

Le masserie pugliesi, un tempo abbandonate, oggi sono state reinventate come hub di produzioni biologiche, laboratori di tessitura, ceramica, terracotta o ricamo, luoghi dove si tramandano attività tradizionali. I pugliesi non sono solo spettatori di questo processo, ma protagonisti attivi, lavorando per mantenere viva la memoria storica attraverso feste popolari e itinerari narrati dagli anziani.

Valutazione economica dell’impatto turistico nella rivitalizzazione dei borghi storici pugliesi

Il turismo rappresenta oggi uno dei principali motori economici per la Puglia, in particolare nei borghi caratterizzati da trulli e masserie, dove l’attrattiva storico-culturale si traduce in un indotto significativo. Secondo dati regionali, Alberobello – cuore della Valle d’Itria – accoglie oltre 2 milioni di visitatori l’anno, generando un fatturato turistico stimato in 150-200 milioni di euro annui, tra pernottamenti, ristorazione, artigianato ed esperienze enogastronomiche.

Impatto diretto: occupazione e nuove imprese

  • Crescita dell’ospitalità diffusa: Dal 2010 al 2023, gli alloggi ricettivi nei borghi dei trulli sono aumentati del 70%, con oltre 1.500 strutture tra B&B, masserie restaurate e case vacanza.

  • Nuove imprese giovanili: Il 35% delle attività commerciali e artigianali (ceramisti, tessitori, produttori di olio e vino) è gestito da under 40, segnando un’inversione di tendenza rispetto allo spopolamento.

  • Occupazione: Il settore turistico impiega direttamente 12.000 persone nella Valle d’Itria, con un incremento del 22% negli ultimi 5 anni (fonte: Unioncamere Puglia).

Impatto indiretto: valorizzazione del territorio e filiere locali

  • Agricoltura e enogastronomia: Le aziende agricole legate al turismo esperienziale hanno visto un +40% di fatturato, grazie a degustazioni, corsi di cucina e vendita diretta.

  • Artigianato: La domanda di prodotti tipici (dalla cartapesta di Lecce alla terracotta di Grottaglie) è cresciuta del 25%, trainata dai visitatori internazionali.

  • Riqualificazione urbana: Gli interventi di recupero dei centri storici hanno beneficiato di 50 milioni di euro tra fondi UE (PON Cultura) e investimenti privati, riducendo il degrado del 30% in comuni come Locorotondo e Cisternino.

Criticità e sfide

  • Stagionalità: Il 70% dei flussi si concentra tra maggio e settembre, richiedendo strategie per il turismo slow invernale (es. festival culturali, terme rurali).

  • Sostenibilità: L’overtourism in alcune zone (es. Alberobello) rischia di alterare l’autenticità, con picchi di 10.000 visitatori al giorno in alta stagione.

  • Accesso al credito: Le microimprese faticano ad accedere a finanziamenti per restaurare immobili storici, nonostante i bandi regionali.

Prospettive e modelli replicabili

La Puglia dimostra che investire sul patrimonio culturale genera un ritorno economico moltiplicatore: ogni euro speso in restauro attiva 3 euro di indotto (stima Symbola Foundation). Un modello che potrebbe essere esteso ad altri borghi mediterranei, come quelli promossi dalla Lega Italoellenica, dove l’integrazione tra fondi europei, turismo responsabile e filiere locali può innescare cicli virtuosi.

Esempio concreto: A Sextantio (S.Stefano di Sessanio, Abruzzo) e Kastanitsa (Grecia), il recupero di edifici storici ha aumentato il valore immobiliare del 20% e creato 50 posti di lavoro per villaggio, confermando che la tutela dell’identità è un asset economico, non un costo.

In conclusione, i borghi dei trulli sono un caso-studio di rigenerazione in cui cultura e economia si alimentano a vicenda. La sfida futura? Bilanciare crescita e capacità di carico, trasformando il turismo da fenomeno stagionale a leva per uno sviluppo permanente e inclusivo.

(Fonti: dati ISTAT 2023, Rapporto Symbola “Io sono cultura”, PugliaPromozione)

Un modello replicabile: la rete dei borghi tradizionali
La Puglia dimostra che la valorizzazione del patrimonio culturale non è un freno alla modernità, ma una spinta per un’economia più equa e sostenibile. Questo approccio potrebbe essere esteso ad altre realtà simili, come i borghi montani italiani e greci – tra cui Sextantio, Vamvakù, Kastanitsa, Prastòs e moltissimi altri in filiera ben coordinata– che condividono una storia di resilienza e identità radicata.

La LEGA ITALOELLENICA promuove una rete internazionale tra territori similari, favorendo lo scambio di buone pratiche, l’accesso a finanziamenti europei e la creazione di politiche legislative condivise. L’obiettivo è sostenere comunità che, come la Puglia, puntano su turismo esperienziale, tutela del paesaggio e riuso intelligente degli spazi storici.

In un mondo che corre verso l’omologazione, la Puglia – e con essa i borghi tradizionali del Mediterraneo – sceglie di rallentare, custodire la propria identità e, proprio per questo, diventa un punto di riferimento per l’innovazione. Perché, come dimostrano i trulli e le masserie, è la solidità delle fondamenta a garantire la longevità di una costruzione.

Concludo con una riflessione di Franco Cassano, mio docente di Sociologia all’Università di Bari:
“Nessuno sviluppo può avvenire sulla base del disprezzo dei luoghi, della loro vendita all’incanto, dagli stupri industriali della modernità a quelli turistici della postmodernità. Guardare i luoghi significa averne cura, riguardo, ricostruire, attraverso la pietas, i beni pubblici, quei beni che appartengono a tutti e che sono insieme veicolo di identità, solidarietà e sviluppo.”
(Franco Cassano, Pensiero Meridiano, 1996.)

 

 

Elena Cannata

Educatore professionale, dottoressa in Scienze Politiche 

Notizie mie personali e da internet

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