Breve contributo alla comprensione del senso salvifico della Pasqua

Breve contributo alla comprensione del senso salvifico della Pasqua

Oggi in Grecia i più o meno cristiani, fedeli alla tradizione, festeggiano la Pasqua, una festività che abbiamo descritto nei giorni scorsi come usanza multiculturale, la cui origine si ritrova in vari popoli e varie culture.

Ciò che accomuna tutte le tradizioni festive è sempre l’esigenza dei gruppi umani di ritrovarsi periodicamente a celebrare eventi collettivi, tra la gioia e la liberazione, rinnovando la speranza al futuro, auspicando e augurando il meglio per tutti. Si rinsaldano i legami sociali, si stringono rapporti di parentela, di vicinato, di comunità… perfino di etnie intere, quando la gestione teleturgica, cerimoniale, viene affidata ad una gerarchia religiosa, magari anche con l’apporto coercitivo dello Stato secolare.

Noi oggi in Grecia, come pure in altre nazioni cristiane ortodosso di rito orientale, viviamo questo sentimento collettivo della Resurrezione di Gesù Cristo, simbolo di vincita della vita sulla morte, annuncio dell’immortalità dell’anima, speranza di poter oltrepassare il confine della propria esistenza, nella speranza di una vita eterna, nel Paradiso…

Tutto ciò, che è una speculazione ideologica salvifica, è risposta organizzata al bisogno innato dell’umanità in ogni parte del mondo di rigenerarsi. E in effetti ovunque le società celebrano festività simili, anche se parzialmente diversificate nelle forme espressive e organizzative. Sono le culture locali che noi studiamo anche tramite la religiosità istituzionalizzata di ogni popolo, l’immagine di sé, la forma di autocoscienza collettiva dentro la quale si formano per imprinting le personalità singole per imitazione. 

Vediamo in estrema sintesi come funzionano le cerimonie che trattano il sacro, la parte più misteriosa di ciascuno, in modo metafisico e irrazionale, più o meno spettacolare, elaborando un racconto di autoconsolazione di massa che piace a molti, perché soddisfa l’ansia dell’ignoto, guida nella gestione del tempo smaltendo le tossine della routine, esprimendo ogni volta gratitudine per l’esistenza in vita e augurando la permanenza in uno stato di benessere mistico, ipnotico, terapeutico contro il dolore del quotidiano faticare e penare per dare senso alla propria affermazione di comune mortale, in bilico costante tra la vita e la morte.

Il sostegno psicologico di massa nelle festività religiose: un’analisi con fonti scientifiche

Introduzione: Le festività religiose rappresentano per molti un periodo di intensa partecipazione sociale e di condivisione di valori e tradizioni. Oltre al significato spirituale, queste ricorrenze possono offrire un importante supporto psicologico ai fedeli, alleviando lo stress quotidiano e favorendo un senso di benessere generale.

In questa risposta, esamineremo il legame tra la personalità del singolo e i rituali festivi, basandoci su fonti di ricerca scientifica.

1. Il ruolo dei rituali: Diversi studi dimostrano che la partecipazione a rituali religiosi durante le festività può avere un effetto positivo sul benessere psicologico di tipo placebo.

  • Senso di appartenenza: I rituali creano un senso di coesione sociale e di appartenenza a una comunità, riducendo i sentimenti di solitudine e isolamento.
  • Riduzione dello stress: La partecipazione a riti strutturati e ripetitivi può fornire un senso di ordine e prevedibilità, aiutando a gestire lo stress e l’ansia.
  • Proiezione nel sentimento mistico: La connessione con valori spirituali e trascendentali può offrire un senso di speranza e ottimismo, aiutando ad affrontare le difficoltà quotidiane.

2. Personalità e rituali: Il modo in cui gli individui traggono beneficio dai rituali religiosi può variare in base alla loro personalità.

  • Persone aperte alle esperienze: Tendono a trarre maggiore beneficio dalla partecipazione ai rituali, apprezzando l’aspetto sociale e spirituale delle festività.
  • Persone introverse: Possono trovare conforto nella routine e nella struttura dei rituali, che offrono un senso di sicurezza e stabilità.
  • Persone con bassa autostima: La partecipazione ai riti può rafforzare il senso di identità e di appartenenza, aumentando l’autostima e la fiducia in sé stessi.

3. Proiezione nel sentimento mistico: La proiezione nel sentimento mistico durante le festività religiose può essere un’esperienza liberatoria dallo stress quotidiano.

  • Connessione con qualcosa di più grande: La sensazione di connessione con una forza o un’entità superiore può offrire un senso di pace e di calma interiore.
  • Trascendenza delle preoccupazioni quotidiane: La focalizzazione su valori spirituali e trascendentali permette di distogliere l’attenzione dalle preoccupazioni quotidiane e di affrontare le difficoltà con una prospettiva diversa.
  • Senso di rinnovamento: La partecipazione ai riti può favorire un processo di introspezione e di rinnovamento personale, promuovendo la crescita interiore.

Fonti di ricerca scientifica:

  • Hood, K. R., et al. (2009). The psychology of religion: An introduction. Guilford Press.**
  • Pargellis, C., & Stevenson, B. F. (2010). Religion and mental health. Handbook of religion and health, 1-26.**
  • **McCullough, M. E., & Larson, D. B. (2006). Religious affiliation and well-being: Are there mechanisms of action? Journal of Personality and Social Psychology, 91(1), 181-192.

Conclusione: Le festività religiose possono offrire un importante supporto psicologico ai fedeli, favorendo un senso di benessere generale e alleviando lo stress quotidiano. La partecipazione a riti strutturati e la connessione con valori spirituali possono avere un effetto positivo sulla personalità e sulla salute mentale degli individui.

È importante sottolineare che l’esperienza di ogni individuo è unica e che il modo in cui i rituali religiosi influenzano il benessere psicologico dipende da una serie di fattori, tra cui la personalità, le convinzioni religiose e le esperienze trascendentali di vita personali. Solo le personalità immuni dall’autosuggestione metafisica rifiutano la ritualità di gregge, preferendo sani rapporti sociali basati sulla razionalità immanente, restando attenti osservatori dei comportamenti di massa e cercando di interpretare logicamente l’esigenza intima di ciascuno a trovare conforto religioso.

I laici non appartenenti a greggi di fedeli dei vari dogmi, hanno la libertà di progettare la propria esistenza, senza dover assimilarsi occasionalmente a gruppi di riferimento fortuiti, sia perché nati in un posto, sia perché trasferiti per vari motivi in altre comunità con differenti riti metafisici e relativi comportamenti mistici di identificazione culturale. Il laico è cosmopolita, può comprendere e abbracciare tutte le culture e le loro manifestazioni identitarie, pur scegliendo di restare semplice osservatore.

www.grecia.it FILO ITALOELLENICO
Εκπαιδευτικός, κοινωνιολόγος, δημοσιογράφος, εκδότης.
Σύμβουλος οργάνωσης και επικοινωνίας.
Συντονιστής διεθνών ευρωπαϊκών προγραμμάτων.

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